In trasferta

Buongiorno a tutti. Sono Luca, ho 33 anni e mi sono da poco trasferito a Forlì per motivi lavorativi. L’azienda per la quale lavoro (a Milano) sta aprendo una nuova filiale qui, e per almeno sei mesi dovrò affiancare il mio omologo locale per avviare l’attività. Non sono solo nel mio compito, ma le altre mie colleghe e colleghi saranno presenti solo per dei periodi di tempo più brevi, quindi si spostano soltanto in corrispondenza dei giorni necessari a svolgere il loro incarico. 

 

Avevo trovato un bel bilocale ovviamente ben prima di partire, in una zona abbastanza centrale e ben servita anche dai mezzi pubblici. L’appartamento è davvero grazioso, con un ingresso che conduce ad un ampio salone con cucina a vista e, nascosto dietro una porta, un piccolo disimpegno che permette l’accesso al bagno e alla camera da letto.
Un balconcino di discrete dimensioni completa l’alloggio. La proprietaria, Susanna, è una signora sulla cinquantina e abita anche lei al secondo piano, nell’appartamento accanto al mio.

 

Fortunatamente non è una persona per nulla invadente, e anzi fin da subito si è mostrata disponibile ad aiutarmi e a darmi consigli per adattarmi alla nuova città. Cose come le fermate dei mezzi pubblici, i collegamenti per raggiungere l’ufficio, i supermarket più vicini, le poste etc…
Io dal canto mio l’ho sempre ringraziata e sinceramente apprezzo la sua gentilezza. Non era minimamente tenuta a darmi quelle informazioni, ma facendolo mi ha fatto risparmiare molto molto tempo.
Questo scambio di informazioni avveniva spesso a casa della signora davanti ad un caffè. Capita spesso infatti che incontrandoci, magari sul portone di ingresso del condominio, la signora Susanna mi chieda come mi trovi nella nuova città invitandomi poi a bere un caffè da lei.

Il suo appartamento (decisamente più grande e arredato con più gusto del mio) è sempre in condizioni perfette. Quasi brillante. Dalle foto presenti in casa ho immaginato avesse (avesse avuto?) un marito. Nessuna traccia di figli invece. Ciò che però davvero mi convince ogni volta ad accettare i suoi inviti non è solo la ricerca di una cordialità nei rapporti tra inquilino e proprietaria di casa (e anche tra vicini banalmente). Ciò che non vi ho ancora detto è che la signora Susanna è una Donna alta circa 1.60, mora con i capelli non molto lunghi, molto curata e attenta al proprio outfit. Non rinuncia mai alla propria femminilità ma sempre mantenendosi elegante, senza mai sfociare minimamente nel volgare.

Solitamente indossa delle camicie con i pantaloni o la gonna, o dei vestiti che avvolgono le sue forme esaltandone la femminilità senza mostrarla minimamente. Ma c’è una cosa che mi mette in agitazione ogni volta che la incontro: i dettagli. Ci torneremo tra pochissimo, ma per capirlo c’è prima un’altra cosa che devo confessare: il mio incurabile amore per i piedi femminili, per i tacchi alti, per le donne che conoscono il potere dovuto al fascino delle loro estremità, delle loro calzature o delle calze che indossano, il potere di avere mani e piedi curati.

E in questo la signora Susanna era campionessa assoluta, e con una naturalezza in grado di farmi sentire infinitamente piccolo davanti ad una femminilità tanto straripante quanto, nemmeno minimamente, frivola o volgare.

Ma torniamo a noi. Come vi dicevo a volte mi trovavo quindi ospite a casa della mia vicina a bere il caffè parlando del più e del meno e delle opportunità offerte dal territorio.
Durante quegli incontri la signora era sempre elegante, infatti come vi dicevo rientrava quasi sempre da fuori e non si cambiava quando salivamo per il caffè. Nemmeno le scarpe, e questo con il tempo stava diventando un “problema”. La signora infatti non perdeva occasione per sfilare le scarpe, o farle dondolare in un modo che mi rendeva difficile celare il mio interesse. Cercavo di trattenermi e di dare comunque uno sguardo distratto di tanto in tanto… O almeno credevo di riuscire a farlo… Credo se ne fosse accorta, anzi sicuramente se ne era accorta! Ma per diverso tempo non accadde nulla di degno di nota, salvo che iniziai a vedere il suo sorriso dapprima interrogativo, poi sempre più consapevole e malizioso ogni volta che mi beccava a fissare il dondolio delle sue scarpe.
Nonostante ciò ero sempre riuscito a non cadere in tentazione e, seppur con evidenti segnali di eccitazione che era difficile nascondere sotto i jeans, a mantenere una dignità sia come uomo che come inquilino della signora Susanna. Almeno finché non decise di prendere in mano la situazione…

[FINE PRIMA PARTE. CONTINUA]

 

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