Erano passati tre giorni dalla mia ultima erezione. La gabbia di plastica attorno al mio cazzo gli mortificava ogni tentativo di indurirsi. Sono un ragazzo di 23 anni, quindi nel pieno della mia sessualità. Se non fosse per gli ordini della Signora Luisa, probabilmente verrei due o tre volte al giorno.
Non potersi sfogare sessualmente ha diversi effetti sul mio corpo. Molti conoscenti dicono di vedermi teso e preoccupato nell’ultimo periodo. Ogni notte mi sveglio per i dolori dovuti alla gabbietta. Le erezioni notturne sono le peggiori. Immagino che durante il sonno la mia mente viaggi lungo le cosce della Signora Luisa, scendendo fino ai suoi piedini velati che dondolano distrattamente le ciabattine con il tacco che indossa sempre in casa. Nei miei sogni sono in ginocchio davanti a lei, nudo e imbarazzato col culo e la schiena arrossate dalla sua frusta. Implorando di poter a venire in ginocchio in ammirazione dei suoi piedini: tanto irresistibili quanto spietati. Ma nella realtà la tortura sta tutta nella gabbia che imprigiona il mio cazzo, che ogni notte cerca di liberarsi dal suo incubo, dalla sua prigione.
Avevo bisogno di ottenere la chiave da lei. Male. Questo è troppo, mi sono detto mentre cercavo di calmarmi dopo un incontro particolarmente difficile con la mia forza di volontà di primo mattino.
La Signora Luisa si arrabbia quando sono debole o lamentoso, quindi sapevo che era meglio non chiederLe direttamente per la chiave. Ha detto che avrebbe concesso un po’ di libertà con facilità, forse lasciandomi “uscire” ogni pochi giorni, ma è tutto più difficile da quando mi sta “addestrando” a fare a meno degli orgasmi.
Non potermi toccare era una tortura. Potrei dire che il cazzo diventava ogni giorno più sensibile, senza alcuna stimolazione – a volte sono stato in grado di spazzolare delicatamente il mio prepuzio attraverso le sbarre, e la sensazione è stata meravigliosa… stavo immaginando come dovesse essere se la Signora prendesse in mano il mio cazzo e lo accarezzasse lentamente per tutta la lunghezza … ma questi pensieri vengono interrotti presto dal dolore dovuto alla morsa della gabbia. La cosa divertente di una cintura di castità è che non si può nemmeno pensare al sesso. Dio non voglia che si guardino immagini maliziose in quelle condizioni. Il dolore della chastity è il modo in cui la Signora Luisa mi punisce per i miei pensieri impuri. E le viene benissimo senza fare alcuno sforzo.
Suonai il Suo campanello alle 23, come al solito. Rimasi lì in attesa, nervoso come sempre. Avevo fatto la doccia, e mi ero depilato totalmente come pretende la Signora. Le mie palline, gonfie, erano state ben idratate con il baby-oil per non farle irritare nel contatto con l’anello alla base della gabbia. Non avevo nessun tipo di mutande, ma un collare di cuoio con un anello sul davanti. Esattamente come mi aveva ordinato la Signora.
E alla fine la Signora Luisa aprì la porta. Indossava gli stivali il PVC che arrivavano fin sopra la coscia. I miei preferiti. Un corsetto e una gonna molto corta entrambi in PVC. I suoi seni, morbidissimi, strabordavano quasi a voler liberarsi dal corsetto. Portava anche un girocollo stretto con un’anello identico a quello attaccato al mimo collare.
Mi scrutò.
“Preparati per me!” mi disse sbadigliando, e chiuse la porta.
La mia mente iniziò subito a viaggiare. La Signora Luisa mi vuole totalmente nudo al Suo cospetto, a dimostrazione di chi comanda tra i due. Ma non credevo che veramente volesse che…
Non persi altro tempo: in piedi sui gradini mi tolsi la camicia e lasciai cadere i pantaloni cercando di assicurarmi che nessuno mi vedesse. Tolsi anche le scarpe in tutta fretta. Ero completamente nudo sotto il porticato della Signora Luisa. Suonai di nuovo il campanello sperando che la Signora aprisse in fretta e che in quegli istanti non passasse nessuno.
Dopo quella che mi sembrò un’eternità la Signora Luisa aprì. Mi osservò attentamente su e giù, soffermandosi sul mio cazzo costretto in gabbia.
“Bene, puoi entrare.”
Ho fatto subito un passo all’interno per eliminare la possibilità che qualcuno potesse vedermi in quello stato. Subito mi arriva uno schiaffo sulla guancia, e la Signora indica il pavimento ai Suoi piedi schioccando le dita. Borbotto qualche scusa e entro strisciando trascinandomi dietro i miei vestiti.
La Signora Luisa chiuse la porta. Deglutii, il cuore batteva all’impazzata.
“Schiavo Bobby, voglio farti conoscere un tuo nuovo amico”, mi disse dopo aver assicurato i miei polsi alla ringhiera della sua scala. Con le braccia divaricate sopra la testa.
“Rilassati” mi sussurrò mentre le sue unghie iniziavano ad esplorare la mia pancia e, immediatamente, avvertivo la morsa della gabbietta sul mio cazzo.
La Signora indietreggiò guardandomi con un sorriso malizioso fino ad abbandonare la stanza. Rientrò con una scatola dalla quale estrasse un grosso dildo nero duro e lucido. Iniziai a sudare preoccupandomi per ciò che aveva in mente.
“Voglio che dai un bel bacio al tuo nuovo amico” mi disse porgendomelo sulle labbra.
Esitando gli ho dato un bacetto di lato, ma la Signora mi prese i capelli con l’altra mano premendo “il mio nuovo amico” con più forza.
“Penso che puoi dargli un bacio migliore di quello! Puttanella!” mi disse a denti stretti godendo della mia umiliazione. poi mi lasciò i capelli andando a stringermi i coglioni, ben esposti dalla chastity. Subito mi mancò il fiato, e iniziai a dare un bel bacio alla francese al ‘mio nuovo amico’.
“Pronto?” mi disse ridendo e spingendo la punta del dildo nella mia bocca.
Cercai di oppormi con i denti, fino a che uno schiaffetto sulle palle mi fece letteralmente piangere. Compresi che era meglio obbedire al volere della Signora, come del resto era mia natura.
Spaventato e umiliato ho aperto la bocca, sentendo la punta del dildo che me la riempiva fino a violare la mia gola.
“Lavoralo con la lingua. Faresti meglio a fare un buon lavoro con il tuo nuovo amico, oppure niente libertà per almeno un’altra settimana!” Ridacchiò la Signora Luisa con la sua voce da bambina viziata. “Se non sei capace di giocare con lui, come posso pensare che tu sappia farlo con il tuo di pisellino?” disse con lo stesso tono.
Il tono era da bambina, ma lei era serissima. Anzi proprio quel tono indicava una cosa che desiderava molto, e che quindi avrebbe certamente ottenuto in un modo o nell’altro.
Non potevo resistere un’altra settimana. Avevo bisogno di un’erezione, avevo bisogno di un orgasmo. E ne avevo bisogno adesso.
LA Signora afferrò i miei capelli spingendo la mia testa su e giù sul dildo. “Non ti piace da morire quando ti spingo con la testa giù?” disse sarcasticamente ricordando quando, tempo prima, mi dovette punire proprio per questa regione: costringendomi a venire per due volte al giorno nella mia stessa bocca. Una pratica che odio e che mi spaventa al solo sentirla paventare come ipotesi.
Finalmente la Signora sfilò il dildo dalla mia bocca. Mi slegò ordinandomi di mettermi a terra. Subito mi trascinò in salotto per un orecchio. Notai che aveva liberato il tavolo centrale in legno da tutte le riviste. Mi ordinò di sdrairmici in modo da permetterle di legarmi mani e piedi agli angoli. Spinse un cuscino sotto la mia testa fermandosi alle mie spalle. Fece cadere le mutandini sedendosi distrattamente sulla mia faccia. Subito la mia lingua affondò nel Suo sesso totalmente bagnato.
Mi ha colpito profondamente trovarla tanto eccitata, sapere che godeva della mia umiliazione e sofferenza. Ma subito quei pensieri si trasformarono in eccitazione, e sentivo il mio cazzo pulsare sulla gabbia tentando inutilmente di indurirsi.
Come iniziai a lavorare con la lingua la sua fessura, succhiando i succhi dal suo clito come fosse un lampone maturo, iniziò a ‘lamentarsi’ cavalcando la mia faccia. Sentivo le sue mani avvolgere il mio cazzo, le sue unghie smaltate picchiettare sulla gabbietta. Avrei voluto urlare per il misto di piacere e agonia in cui mi trovavo, quando ecco che la sento sbloccare il lucchetto.
La Signora mi aveva sbloccato! Subito il mio cazzo si alzò in tutta la sua lunghezza, alzando con sè anche parte della gabbietta in cui era costretto. Aveva però lasciato l’anello di fissaggio alla base, in modo da assicurarsi che rimanessi duro e pieno. Un tormento che con il tempo piegherebbe qualsiasi uomo.
La Signora Luisa ridacchiò nuovamente, godendo dei rumori che stavo facendo, puntualmente soffocati dalla sua figa padronale. Iniziò a far scorrere lentamente le dita lungo il mio cazzo, prendendomi un po’ in giro per quanto fosse duro, per quanto fosse inopportuno presentarlo così ad una Signora etc…
I miei gemiti erano sempre più rumorosi e sofferenti, quasi disperati. Muovevo il bacino verso l’alto nel tentativo di render più consistenti le sue carezze leggere. Sapientemente studiate per farmi impazzire.
Impugnò il mio cazzo mentre mi schiacciò la sua figa sul muso con più forza, e iniziò ad accarezzare il glande con la punta delle dita. Inizialmente sembrava qualcosa di delizioso, ma dopo poco, complice anche l’ipersensibilità del mio ‘amico’ dovuta all’astinenza, si trasformò in una vera e propria tortura. Iniziai a contorcermi cercando di liberarmi da quella ‘carezza’ così spietata.
Ma nel frattempo la mia lingua andava ancora più a fondo in Lei, come a cercare di distrarla per liberarmi dalla Sua morsa. E fu lì che inziò ad ansimare in preda ad un orgasmo sconvolgente, incurante delle Sue unghie che affondavano sulla punta del mio cazzo. Mentre io, dolorante, umiliato e sconfitto, ricevevo in faccia tutta la sua eccitazione.
Il mio cazzo è ancora durissimo, incapace di trovare sfogo per via dell’anello che lo blocca alla base. Cerco di alzare il bacino, sperando in un contatto, ma temendo di trovare ancora le Sue unghie.
Dopo essersi svuotata si alza e mi guarda ridacchiando… “Scommetto che faresti qualsiasi cosa per poter venire, non è vero piccolo succhia cazzi?”