Conoscevo Milena da diverso tempo ormai. Era stata una delle prime Signore a condurmi nell’esplorazione delle mie perversioni maso feticiste. Dopo un breve periodo di conoscenza ne era nata una “relazione” femdom interessante sotto diversi punti di vista. Sarebbero tanti gli episodi da raccontare, tutti conservati nitidi nella mia memoria. Un giorno ve ne parlerò. Ciò che voglio raccontarvi oggi è avvenuto dopo diversi anni, a relazione praticamente finita (la distanza e gli impegni della vita spesso mettono i bastoni tra le ruote). Era un lunedì mattina, e come spesso accadeva non rinunciavo a mandare il buongiorno alla Signora (così voleva essere chiamata, e per me andava benissimo ovviamente). Da diverso tempo ormai, presa dai suoi impegni e dalle incombenze familiari, si faceva fatica anche a sentirsi, figurarsi vedersi. Decisi di propormi per aiutarla a fare spesa. Dopo un rifiuto iniziale, forse più per capire le mie reali intenzioni che per dirmi di no, mi ha lasciato con un “vado domani, magari ti faccio sapere verso che ora vado”. Ben consapevole che questo mi avrebbe imposto di rendermi pronto, completamente sbarbato e depilato soprattutto nelle parti intime. Non tanto in prospettiva di suoi favori sessuali, cosa che avevo imparato non avrei mai avuto dato il suo totale disinteresse per il sesso maschile, quanto per poter indossare la gabbietta. Cosa che ormai la Signora non chiede nemmeno più, aspettando che le consegni le chiavi al mio arrivo, dando per scontato che la indossi in sua presenza.
Una giornata di lavoro movimentata al pensiero dell’indomani, pur consapevole del suo totale disinteresse verso gli uomini e le loro inclinazioni (anche se desiderosi di servirla e obbedirle) mi sentivo agitato a poter tornare a sua disposizione dopo molto tempo.
Mi preparai pulendo accuratamente anche la cintura di castità. Al mattino dopo la doccia e la barba indossai la gabbietta senza troppi patemi. Mi piaceva il mio sesso così liscio e la pelle morbida intorno. Vederlo rinchiuso nella gabbietta solo per cercare di compiacere una Signora ormai quasi del tutto disinteressata a me, beh.. Mi eccitava come mi riducevo per compiacerla. Anche dopo così tanto tempo e forse senza che lei lo volesse davvero. O almeno senza che chiedesse nulla. Ma Milena non è mai stata una che chiedeva, le bastava uno sguardo, un non detto, per ottenere ciò che desiderava.
Come sperato arrivò il suo messaggio. “Alle 10 sono al supermercato”. Come sempre non ti chiedeva di andare, ti diceva semplicemente dove avresti potuto incontrarla. Sapendo perfettamente che sarei accorso come un cane che non vede la padrona da mesi. E ovviamente così avvenne. Andai velocemente a vestirmi. Facendolo di tutto punto: camicia, cravatta, giacca, pantalone e scarpa elegante. Fortunatamente avevo pulito la macchina qualche giorno prima. So che la Signora desidera avere al Suo servizio uomini puliti e vestiti elegantemente. Mi precipitai al supermercato (trenta minuti di strada).
“Sono già dentro”. Parcheggiai, indossai la mascherina (era pieno periodo della fase 3 covid) ed entrai nel supermercato. Dopo il check della temperatura cercai immediatamente la Signora trovandola in salumeria.
“Ah eccoti finalmente”
“Buongiorno Signora. Perdoni il ritardo.”
“Allora come stai?” mentre si incamminava lasciandomi il carrello da portare.
“Bene Signora, sono contento di vederLa” le dissi guardandola, per poi abbassare lo sguardo verso le sue scarpe con un tacco medio.
Seguivo la Signora con il carrello mentre lo riempiva di prodotti, guardando distrattamente il sedere e i piedi della Signora e sentendo la cb stringere nei pantaloni.
Dopo aver pagato usciamo verso il parcheggio. non prima di aver comprato le sigarette per la Signora.
Appena usciti si mette accanto a me e accende una sigaretta mentre spingo il carrello verso la macchina. Mi dirige come un perfetto chaffeaur mentre carico la spesa nel bagagliaio della sua monovolume. Ogni tanto mi butta la cenere distrattamente addosso, quasi come gesto di sfida. Ovviamente perdo in partenza, non dico nulla e abbasso lo sguardo.
“Vedo che ricordi le buone maniere stronzetto.”
“Sì Signora, grazie.”
“Apri la bocca”
lo faccio senza pensare e mi ritrovo la cenere in bocca e il suo indice che punta con l’unghia sotto il mento a richiudermi la bocca.
Mi giro e vedo una ragazza che ha visto tutto e sorride. Umiliato ingoio mentre sento ancora la cb stringere nei pantaloni.
Vado a riporre il carrello a posto e torno alla macchina per salutare la Signora. La trovo già in auto con la portiera ancora aperta che sta finendo di fumare.
“Giù” dice indicando l’asfalto.
Il posto è abbastanza coperto, siamo in fondo al parcheggio e vedremmo arrivare eventuali persone. Ma questo lo avrei realizzato solo più tardi. Sul momento mi inginocchiai senza pensare a chi potesse vedermi. Sbavando su quei piedi che da anni non potevo più servire.
Sorrise beffarda, gettò a terra la sigaretta schiacciandola sotto le sue scarpe.
“In bocca”. Incredulo avvicinai la lingua al mozzicone sotto le sue suole e misi in bocca il suo mozzicone.
Chiuse la portiera e abbassò il finestrino.
“Te lo tieni in bocca fino a casa. Buon rientro.”
Ingranò la retro e se ne andò lanciando le chiavi della cb a terra. E lasciandomi lì in ginocchio con il sapore delle sue suole e il suo mozzicone in bocca.
Una risposta
Stupendo!