Manuel attendeva pazientemente. Inginocchiato completamente nudo, salvo per la gabbia di metallo che rinchiude il suo cazzo, con la testa chinata a terra e le mani appoggiate sulle spalle. Non appena avvertì i passi di sua moglie avvicinarsi, sentì cazzo spingere sulla gabbia.
Entrò in camera e riuscì a resistere dalla tentazione di alzare lo sguardo quando la sentì chiudersi la porta alle spalle.
Era appena tornato da nove mesi di distribuzione all’estero. Da pochi mesi si era totalmente donato a sua moglie, promettendole fedeltà e schiavitù per tutto il tempo che avrebbe voluto giocare con lui.
Erano passati mesi da quando lei le aveva concesso un orgasmo, anche se non perdeva occasione per portarmi al limite per poi negarmelo. Sicuramente è stato il suo periodi di astinenza più lungo, e Manuel era orgoglioso di aver obbedito alla moglie anche a migliaia di km di distanza.
Ovviamente la tentazione di trasgredire c’era stata eccome, ma si era imposto di voler vivere appieno le sue fantasie di sottomissione.
E anche Michelle, sua moglie, stava godendo di questo gioco, utilizzandolo per esplorare e liberare la sua parte dominante. Un lato della propria personalità che nemmeno lei stessa conosceva, prima che Manuel lo facesse emergere.
Sorrise al marito mentre camminava verso la cabina armadio. Lui la sentì spogliarsi, poi capì che stava frugando nel cassetto dei loro giocattoli per adulti. Il suo cazzo andò subito a schiacciarsi contro le sbarre della gabbia. Le sue palline, cariche di cinque mesi di orgasmi negati, dolevano sempre più.
Michelle si avvicinò per legargli le mani dietro la schiena, lui con lo sguardo fisso al suolo.
“Beh? Non vuoi vedere tua moglie nuda dopo nove mesi di assenza? O hai paura che ti punisca per aver alzato lo sguardo senza permesso?”
Manuel alzò gli occhi, convinto che se non lo avesse fatto avrebbe ricevuto una punizione. E poi voleva vederla eccome, e lo spettacolo che gli si presentò fu straordinario per i suoi occhi. Complice anche la lunga astinenza. Il suo sguardo viaggiò dai piedini della moglie, lungo le sue superbe gambe, per la sua figa rasata, poi fino ai suoi superbi seni e al suo irresistibile sorriso.
Michelle alzò subito la mano per schiaffeggiarlo, facendolo ritrarre. Ma non affondò il colpo, limitandosi a ridere. “Che cagnetta!
Hai paura della tua mogliettina…? Mmmh sì, fai bene caro! Credo di poterti fare paura quando voglio” gli sussurrò dolcemente in un orecchio.
“Hai paura di me schiavo? Temi che ti possa fare del male?”
Il suo cazzo tentò immediatamente di gonfiarsi, ancora una volta, come reazione naturale al tono canzonatorio con cui lo prendeva in giro.
Manuel sapeva perfettamente quanto le piacesse provocargli dolore, come sapeva che avrebbe accettato qualsiasi punizione e qualsiasi supplizio gli fosse stato imposto nella speranza di guadagnare un po’ di piacere.
“Mi hai in pugno, puoi infliggermi tutto il dolore che vuoi. Ma non ho paura di te, questo no”.
Sapeva che un atteggiamento tanto sfacciato avrebbe peggiorato le torture in arrivo, ma sapeva anche quanto Michelle amasse essere sfidata. Forse proprio per riaffermare ogni volta il suo dominio nel loro rapporto.
“Non preoccuparti, prima della fine della nostra serata inizierai anche ad avere paura!”
La sua mano scese, accarezzando il petto, fino al suo cazzo rinchiuso nella gabbietta.
“Certo che questa gabbietta tutta intorno al tuo cazzetto deve proprio essere terribile per te schiavo!”
“Il mio cazzo è tutto tuo, sei tu a gestire totalmente la mia sessualità”. Michelle sorrise, e lui si eccitò ancora di più… Amava il modo in cui la moglie stava esplorando il suo lato dominante.
“Mmm si hai ragione zerbino.. Il tuo cazzo non ti appartiene più… Ma il tuo non è l’unico cazzo in mio possesso vero schiavo?”
“Sì Padrona. Ne possiede altri tre: il cazzo da applicare in bocca e due strapon”.
Michelle diresse lo sguardo del suo servitore verso il loro letto matrimoniale, dove appunto c’erano i tre ‘giocattolini’… Il primo era quello da montare sulla bocca dello schiavo, con un piccolo dildo montato su uno dei due lati, il secondo era uno strapon di dimensioni leggermente più piccole del pene di Manuel (quelle rare volte in cui era libero dalla chastity), mentre il terzo era un dildo nero di 25 centimerti!
“Ho proprio voglia di giocare con tre cazzi stasera, schiavo… Prova a indovinare quale sarà il cazzo escluso?” Sorrise con una civetteria che Manuel pensò di morire per l’erezione che sentiva sempre più dolorosa.
“Il mio Padrona…” Manuel cercava di rimanere il più calmo possibile, ma la sua delusione era evidente. Lottò molto con se stesso per mantenere il suo ruolo sottomesso. Inconsapevolmente, accettare questo era un nuovo passo verso la totale sottomissione alla sua dolce e spietata mogliettina.
“Sei uno zerbino intelligente. Ma non sono così cattiva, ti permetterò di stare qui in ginocchio ad osservare”.
Michelle si posizionò appoggiandosi comodamente allo schienale del letto, prese il dildo attaccato alla gag e inziò ad accarezzarlo con la lingua partendo dal basso. Poi lentamente lo fece scivolare tra le labbra, fino in fondo… Sempre guardando il suo maritino, godendo dei suoi maldestri tentativi di mantenere il controllo e di gestire il cazzo sempre più duro nella gabbia.
“Vorresti fosse il tuo cazzo schiavo! Vero? Male, molto male. Te lo dovrai guadagnare e ci vorrà molto molto tempo per arrivare a guadagnarti un regalo tanto grande”.
Poi ha spostato il cazzo, ben lubrificato, nella sua figa già abbondantemente bagnata. Manuel si compiacque e si spaventò allo stesso tempo vedendo quanto lei si eccitasse a torturarlo. Michelle fece un piccolo gemito, e Manuel con lei. Continuarono a guardarsi negli occhi mentre lei faceva scivolare dentro e fuori il dildo, in modo sempre più veloce. Allungando la mano sul suo comodino, ha preso il suo vibratore preferito puntandolo sul suo clitoride, e sentendo subito montare il Suo primo orgasmo della serata.
“Ora mi vedrai venire con un altro cazzo. Ancora e poi ancora. Mi vedrai godere, mi vedrai venire, sempre cosciente che a te sono già cinque mesi che non ti è concesso, e consapevole che potrei proibirtelo per altri cinque mesi e tu lo faresti, se solo volessi”.
Manuel non aveva più il controllo. Era lì, ma la sua mente era altrove. Voleva che sua moglie diventasse così ‘cattiva’, aveva bisogno di Lei, ma non poteva possederla. Questo lo stava portando alla follia, ma lo inchiodava nella sua posizione in ginocchio, ad osservare obbediente sua moglie mentre gridava e gemeva raggiungendo il Suo primo orgasmo. Sentiva le goccioline di precum colare dal suo cazzo ingabbiato, mentre osservava l’eccezionale spettacolo erotico che Michelle aveva allestito per lui. Michelle amava il controllo e l’influenza che aveva su di lui, amava la passione e la lussuria che trasparivano dal suo sguardo in quelle circostanze. La disperazione e il cazzo del maritino sempre più duro nella gabbia che Lei gli aveva imposto, resero il suo orgasmo molto ma molto più sconvolgente.
Michelle tolse lentamente il dildo dalla figa e lo avvicinò alle labbra. Sorrise vedendo l’espressione di Manuel, che si era reso conto che lo spettacolo non era ancora finito… Così come non lo era il suo supplizio. Michelle iniziò a succhiare il giocattolino per pulirlo dai suoi umori. Lo leccò a lungo e con malizia prima di riporlo, ben pulito, sul letto… Per poi passare al prossimo cazzo.
Ripetè la stessa operazione con gli altri due falli, sempre pulendoli meticolosamente, leccandoli e succhiandoli come un gelato fresco in piena estate. Dopo aver finito con i suoi amanti di ‘gomma’, si trasferì a bordo letto, a circa trenta cm dal viso di suo marito, sempre inginocchiato al bordo del letto.
E con la sua voce maliziosa:
“Ti è piaciuto lo spettacolino ‘tesoro’?”
“Sì Signora, grazie per avermi permesso di guardare”
“Ma che bravo bambino… Che ne dici, vorresti scoparmi ora?”
“Sì Dio! Sì! Per favore permettimi di scoparti”.
Michelle sorrise e con la sua voce da bambina viziata (quella che ogni volta che la senta mi sembra di svenire per la morsa della gabbietta), si avvicinò leccandomi le labbra per poi sussurrarmi “No!”.